Quando Michele Smargiassi, in un affollato Cinema Arsenale, presenta l’uomo accanto a lui dicendo: “La verità non è un oggetto, ma un processo”, sembra voler già, intenzionalmente, spiazzare il pubblico. Infatti l’ospite è un personaggio alquanto enigmatico. Si tratta del fotografo, artista e scrittore catalano Joan Fontcuberta.
È considerato uno dei maggiori esponenti della fotografia contemporanea che, a modo suo, ha rivoluzionato con la forza dirompente di un Duchamp. In particolare Fontcuberta è maestro nella manipolazione delle immagini, che utilizza per generare una visione distorta ma plausibile della realtà, con l’obiettivo di creare un corto circuito della comunicazione, facendo vacillare il confine tra realtà e illusione, fino allo smascheramento finale.
Per Fontcuberta “quello della fotografia è un bacio di Giuda”, vale a dire che proprio quando ha la pretesa di documentare oggettivamente qualcosa, ci sta tradendo e probabilmente manipolando. La situazione si è complicata con l’avvento di Internet e della fotografia digitale. Quest’ultima, riproducibile e passibile di infinite manipolazioni, ha perso completamente l’aura di cui parlava Walter Benjamin ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
Internet è diventato il quinto elemento, oltre i quattro dei Socratici (Fuoco, Aria, Acqua, Terra), e ha duplicato il nostro universo d’esperienza. In un social network come Flickr, in 24 ore, si caricano circa 1,5 milioni di foto, un vero e proprio tsunami iconico. In questo modo, scorrendo una timeline di immagini, pensiamo di vedere tutto, ma non vediamo niente.
Lo scopo delle creazioni artistiche di Joan Fontcuberta è proprio quello di sabotare gli automatismi della percezione delle immagini, che spesso ci impediscono di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Le sue opere sono degli inganni controllati che chiama fake artistici e che vogliono generare una catarsi nello spettatore che li smaschera.
Se è vero che Internet ha fatto proliferare le fake news, conclude Fontcuberta, allo stesso tempo ci ha dotato di strumenti di verifica molto potenti. Uno di questi, inaspettatamente, è Google (se volete approfondire, consultate La guida per la verifica di foto e video sui social di Valigia Blu).
di Paolo Musano
Foto: Fabio Santaniello Bruun